Splendidi fiorentini di un tempo che fu.
Il sacerdote Luca Giuseppe Cerracchini


Chi vuole compiere una ricerca su Firenze e i suoi uomini di chiesa, non potrà fare a meno di consultare come fonte biografica i Fasti Teologali (1738) del sacerdote Luca Giuseppe Cerracchini, autore in verità poco ricordato in generale e soprattutto riguardo a archivisti e archivi del passato.
Chi era dunque questo scrittore e di quale storia fu protagonista nella sua epoca, quella tra la seconda metà del seicento e la prima metà del settecento?

Luca Giuseppe Cerracchini nacque a Firenze nel popolo di San Frediano il 28 ottobre 1672 da Celio Neri di Arrigo e da Teresa di Giovanni Battista Cellini, ultima discendente dello scultore Benvenuto.
Suo padre fu notaio ed è ricordato nel secolo XVII in qualità di copista degli Statuti della Mercanzia di Firenze (1577), mentre il nonno Arrigo o Enrico, praticò lo stesso mestiere e fu coniuge di Margherita Cicognini ultima di una famiglia importante di letterati della città (Iacopo e il figlio Giacinto Andrea). I fratelli di Luca, Romualdo e Giosafatte, sono documentati anch’essi come notai (1705 e 1732).

Non ho trovato quando il nostro scrittore entrò come sacerdote nella Chiesa fiorentina, dove però ebbe modo di esprimere al meglio la sua cultura e capacità.
Nei Fasti teologali ricorda se stesso già avanti nella carriera come “approvatore sinodale delle cerimonie della Santa Messa pe’ sacerdoti novelli, Accademico Fiorentino, Apatista [dei Senza Passione, accademia fondata nel 1632 con sede nello Studio Fiorentino] ed Arcade di Roma col nome di Ferecle, revisore de’ casi di coscienza nella diocesi fiorentina e fiesolana e visitatore” della badia di San Bartolomeo di Anghiari (per volontà dell’abate commendatario Alessandro Falconieri), dottore teologo dal 1721, prodecano, perpetuo archivista e cancelliere per 15 volte dal 1722 al 1737.

Pubblicò le opere a stampa:
– Cronologia sacra de’ vescovi e arcivescovi di Firenze, Firenze nella Stamperia di S.A.R. per Jacopo Guiducci, e Santi Franchi, per il Carlieri librajo, 1716.
– Relazione dell’ultima infermità, morte, funerale, e sepoltura dell’illustriss. e reverendiss. monsig. Tommaso Buonaventura de’ conti Della Gherardesca 23° arcivescovo di Firenze, Firenze per Michele Nestenus, 1721.
– Vita di S. Isidoro agricoltore ... detto dall’autore nella di lui festa l’anno 1719, Firenze per Michele Nestenus e Francesco Moücke, 1727.
– Catalogo generale de’ teologi dell’eccelsa Universita fiorentina dalla sua fondazione fino all’anno 1725, Firenze nella stamperia di Michele Nestenus, 1725.
– Dubbi sopra le rubriche del Messale, e del Breviario Romano e intorno alcuni riti della Chiesa, t. primo, secondo ed ultimo, Firenze per Michele Nestenus, 1726-1727.
– Dissertazione teologico-dogmatica intorno all’obbligo di amministrare per tempo agl’infermi il sacramento dell’estrema unzione, Firenze nella stamperia di Francesco Moücke, 1737.
– Dubia ad Sacras Rubricas et ad Ecclesiasticas Functiones spectantia quibus cum latino tum vernaculo idiomate ..., Florentiæ ex typographia Francisci Moücke, 1737.
– Antiphonarium juxta Ritum S.R.E. ex antiquis codicibus Metropolitanae Florentina, Firenze per Francesco Moücke, 1737.
– Fasti teologali ovvero Notizie istoriche del collegio de’ teologi della sacra università Fiorentina dalla sua fondazione fino all’anno 1738, Firenze nella stamperia di Francesco Moücke.
– Meditazioni sopra l’inno Ave Maris Stella composte dal padre Francesco Costero della Compagnia di Gesù tradotte dal latino nel toscano idioma da Luca Giuseppe Cerracchini, Firenze nella stamperia di Francesco Moücke, 1739.

Il Cerracchini scrisse anche il Rituale dei “vestimenti e professioni, sì a solo che di più per le religiose claustrali”, e, per i monasteri di Santa Chiara, di San Clemente e di San Vincenzo di Annalena compilò la storia delle loro fondazioni e “augumento”, con un catalogo cronologico delle religiose.
Come ricordano i Fasti ebbe inoltre la qualifica di esaminatore sinodale in Firenze e Fiesole e di rettore dell’oratorio di San Bernardo in Firenze. Quest’ultimo edificio fu da lui abbellito con opere d’arte, tra le quali una devota immagine di Gesù Crocifisso di rilievo con relativa iscrizione.

Luca Giuseppe Cerracchini morì il 26 gennaio 1745 e fu sepolto nella chiesa del monastero di Annalena con quest’altra iscrizione da lui composta (Richa):

“Lucas Iosph Cerracchinius civis Flor.
Coelii Nerii fil. Henrici v.i.d. nep.
natura pulvis dignitate sacerdos protonot. ap.
s. th. d. acad. flor. apath. st. arcad.
tum in flor. tum in faesul. dioeces. synod. examinat.
s. officii inquis censor in tumulo proximo altari
ss. protectoris sui deiparae sponsi
corporis sui exuviae ut locarentur
vivens humiliter petit quo ab insignis
huius asceterii sacris virginibus obtento
monumento hoc p. s. p. c.
obiit die XVII ianuarii MDCCCXLIV
aetat. suae LXXII mens. IV”.

Un ulteriore documento che riguarda il Cerrachini, inedito, a quel che ho potuto vedere, è conservato nella Biblioteca Nazionale di Firenze. Si tratta dello Zibaldone, cioè un diario del tempo scritto di sua mano.

Nel frontespizio ricorda:
“Secondo libro intitolato Zibaldone o sia Diario delle cose più notabili che seguiranno in Firenze dall’anno 1712 in seguito del primo tomo da me cominciato l’anno 1694 che arrivava sino alli 19 maggio 1712. Fatto da me P. Luca Giuseppe di ser Celio Neri del dottore Arrigo Cerracchini per non istare in ozio e passare alcuna volta le ore più melanconiche colla lebbrezza [sic] di quello scritto, senza passione alcuna, per la pura verità e per la mia ispezione oculare”.

Fa seguire la lunga “tavola” con l’indice degli eventi fiorentini annotati, soprattutto religiosi, ma non solo, perché lo Zibaldone comprende, ad esempio, anche la descrizione delle cerimonie pubbliche per la morte dei granduchi e dei principi Medici.
Invece il primo libro di questo diario è introvabile, perduto già ai suoi tempi, come scrive egli stesso:

“Nota a chi leggerà
[...] Lo prestai ad un signore cavaliere zucca vuota quorum maximus est numerus e dopo averlelo richiesto per più anni cioè dal 1719 al 1727, né avendolo mai potuto riavere, né havendo mai potuto ottenere nemmeno di copiare la roba mia, tardi mi veddi esser pazzo colui che presta i suoi manoscritti, benché deboli ad altri. Quindi incolerito meco stesso mi scorai e da quell’anno e sino al 1730 non presi notizia alcuna delle cose che in quel tempo occorsono, che non furono poche, e lasciai in esso tutte le notizie come suol far appunto colui che vedendo che le cose tutte han da ire per il lapis, manda l’altri il canchere e la saetta e poi dice chi ha pisciato l’asciughi.
Essendo però quest’anno 1730 seguita l’elezione del sommo pontefice nella persona dell’eminentissimo signore cardinale Lorenzo Corsini fiorentino, cosa che erano appunto 107 anni che non era seguita, che nella persona del cardinare Barberini fiorentino eletto sommo Vicario di Cristo l’anno 1623, ho pensato riassumere l’impresa; sappia però chiunque sia per leggere questa mia miscellanea, che ve ne fuori un altro tomo, mia composizione, mia fatica, mio stento. Dunque quel rapace che lo ha tolto, lo renda, lo restituisca, né adduca più per scusa che è perduto; perché poi poi non è un capo di spilla.
Hos ego versiculos feci tulit alter honores
sic vos non vobis nidificatis aves”.
(Ho fatto io questi versetti, un altro ne ha riportato gli onori
Così voi non per voi fate il nido, o uccelli – frase tratta da un aneddoto sulla vita di Virgilio).

Dopo la “tavola” il Cerracchini ripete:
“Al nome di Dio, Amen, si comincia il secondo tomo Zibaldone o sia Diario delle cose più rimarcabili che seguiranno in Firenze dal 1712 sino a che o morrò io P. Luca Giuseppe Cerracchini autore, ovvero sino che non mi straccherò, potendomi venire di quelli impedimenti, che non si possono prevedere e non si vorrebbero ancora quando in questo mondo s’invecchia. È compito il primo tomo: si comincia il secondo tomo non per critichare alchuno, ma per prendere notizia delle cose che alla giornata accadono. Anzi se per entro il primo tomo forse scorsa e se dentro questo secondo scorrerà cosa alcuna che possa dispiacere ad alcuno, non mi importerà una patacca; dovendo l’istorico dire la verità come è, senza adulazione e senza rispetti umani, e se è così Dio e la verità dice il proverbio francese [...]”.

Paola Ircani Menichini, 14 febbraio 2025. Tutti i diritti riservati.




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